Il primo tentativo di indagare i rapporti tra alcuni manoscritti del ciclo si deve a Alberto Limentani (1962), che propose uno stemma dei codici allora noti che contengono l’episodio del Roman de Guiron in cui Brehus senza Pietà viene fatto cadere nella caverna degli antenati di Guiron.
Pochi anni dopo, tuttavia, Roger Lathuillère rimase convinto dell’impossibilità di allestire uno stemma complessivo di quello che considerava come un romanzo unitario. Il riconoscimento, grazie al lavoro di Morato (2010), di un ciclo di romanzi affiancato da testi di raccordo e continuazioni, ha permesso di riconsiderare la situazione dell’intera tradizione manoscritta, indagabile a questo punto nelle diverse parti che la compongono.
In questo diagramma allestito da Claudio Lagomarsini sono rappresentate le diverse porzioni del ciclo attestate nei diversi manoscritti:
Il lavoro di classificazione dei manoscritti da parte del «Gruppo Guiron» via via perfezionato dagli editori dei singoli testi, ha permesso in seguito di confermare due ipotesi iniziali: in primo luogo, anche per questi romanzi cavallereschi in prosa è stato possibile individuare errori e innovazioni che permettessero la sistemazione dei codici in uno stemma, operazione in precedenza spesso nemmeno presa in considerazione dagli editori di questa tipologia di testi; in secondo luogo, si è dimostrato come per opere così estese, in cui alcuni codici trasmettono solo parte del ciclo e in cui è documentata la contaminazione di esemplari, l’intera tradizione sia difficilmente rappresentabile con uno stemma unico, rendendo dunque necessario disegnare stemmi diversi per parti diverse.
Per ciascuna delle prime due branches del ciclo sono stati proposti due stemmi: Roman de Meliadus, §§ 1-734 e §§ 735-1066; Roman de Guiron, §§ 1-970 e §§ 971-1401. Per la Continuazione del Roman de Guiron è stato proposto questo stemma. I tre testi di raccordo ciclico hanno ciascuno uno stemma corrispondente: raccordo A parte 1 (tranne l'ultimo paragrafo, che è rappresentato con lo stemma seguente: § 37), raccordo A parte 2 e raccordo B.
Oltre che per la constitutio textus, gli stemmi si sono rivelati fondamentali per indagare le dinamiche di innovazione e i processi di ciclizzazione che interessano la tradizione, combinando la genealogia dei testimoni con la loro localizzazione e cronologia. Si può osservare come nei piani medi e bassi dello stemma i raggruppamenti dei due romanzi coincidano, mostrando così la nascita e lo sviluppo di diverse forme cicliche e il consolidarsi quindi di una vulgata che circolerà in Europa fino al sedicesimo secolo e sarà alla base delle stampe e dei volgarizzamenti cinquecenteschi.
L’insieme della tradizione del ciclo può essere rappresentato schematicamente in questa sovrapposizione dei diversi stemmi nelle loro linee principali: